I’incrociatore Sovietico classe Kinda minaccia di speronarci la notte sul 10/04/73 – Sandro Feruglio – olio su tela
I cacciatorpediniere della classe “Fletcher”
Nel 1940 fu avviato il progetto di una nuova classe di grossi caccia. Le dimensioni ed il dislocamento erano maggiori rispetto alle classi precedenti, in considerazione che le specifiche della Marina richiedevano un più potente armamento principale ( 5 pezzi da 127/38 anzi che 4), un maggior armamento leggero antiaereo, con lo stesso numero di tubi lanciasiluri, in quanto gli ambienti della marina guardavano con preoccupazione ai cacciatorpediniere giapponesi che erano stati costruiti senza sottostare alle limitazioni del trattato di Londra del 1930, pur avendo il Giappone aderito a quel trattato. Il nuovo progetto fu approntato velocemente prima che gli Stati Uniti venissero coinvolti nel conflitto. Ne vennero subito ordinati 24 ai quali seguirono altri 100 successivamente ai fatti di Pearl Harbour. Di questa prima serie su 124 ordinati, ne furono costruiti 113. La riuscita del progetto indusse la Marina a passare ai cantieri una ulteriore ordinazione di 62 unità, che presentavano qualche variante rispetto alla prima serie e che quindi andarono a costituire la “Seconda serie” della classe. Lo scafo del tipo “Flush-deck per la ,prima volta venne , venne assemblato con la saldatura elettronica. Nel progetto furono totalmente aboliti gli oblò dallo scafo, grazie all’introduzione del condizionamento d’aria nei locali interni. Questo consentì di aumentare la robustezza dello scafo ed evitare possibili vie di penetrazione dell’acqua. Lo scafo presentava linee molto slanciate con poppa arrotondata e spaziosa e prora inclinata affilatissima e priva di bulbo. Per la prima volta nella storia della marina degli Stati Uniti vennero adottate turbine a vapore ( 2 tipo Westinghouse) dotate di doppia riduzione con una potenza di 60.000Hp che veniva fornita da 4 caldaie Babcock & Wilcox a tubi d’acqua. Gli assi motore erano 2. La doppia riduzione fu adottata per ridurre i consumi alla velocità di crociera consentendo sopratutto di incrementare l’autonomia. La velocità massima misurata durante le prove, con nave a pieno carico, raggiungeva i 37 nodi. La caratteristica principale di queste navi fu una spiccata attitudine all’impiego contraereo,venendo queste navi utilizzate prevalentemente per la scorta di portaerei o unità maggiori. Per svolgere questo compito al meglio si adotto un armamento prevalentemente leggero in modo da essere manovrato in brandeggio ed elevazione con relativa facilità, oltre ad un munizionamento che potesse essere maneggiato da una sola persona
Caratteristiche tecniche
Dislocamento a pieno carico : 3.050 t Dimensioni: lunghezza 114,60 mt. - larghezza 12,04 mt. - immersione 3,96 ( a pieno carico 5,40 mt.) Propulsione 4 caldaie , 2 turbine a vapore, 2 eliche , 60.000 HP, velocità 33 nodi. Armamento ( nel corso della sua carriera la nave ha avuto diverse configurazioni. l’armamento in dicato si riferisce al periodo italiano) 4 cannoni da 127/38, 6 cannoni da 76/50 ( 3 impianti binati), 2 porcospino, 1 scaricabombe di profondità, 6 tubi lancia siluri da 533 in due impianti trinati.
Storia della nave Prichett La USS Prichett prende il nome dal L.C.Dr James M.Prichett che combattè valorosamente durante la guerra civile americana, distinguendosi nella battaglia di Helene in Arkansas, al comando della nave Tyler ( cannoniera nordista).
1944
Il Prichett fu impostato il 20 luglio del 1942 a Seattle e, prese servizio il 31 Luglio del 1943 e assegnato alla flotta del Pacifico. Nell’aprile del 1944 salpò da Pearl Harbour alla volta dell’Isola di Manus dove si unì alla Task Force 58 per un attacco contro l’arcipelago delle TRUK ( Caroline Orientali), dove operò nello schermo di protezione antiaereo per le navi da trasporto. Durante gli attacchi del 29 e 30 aprile, salvo due superstiti di un aereo abbattuto appartenente alla portaerei ” Lexinton”. Il 9/6/44 dopo una sosta a Pearl Harbour, il Prichett giuse ad Erriwetok per unirsi all’avanguardia per l’invasione di Saigon. Le forze da sbarco giunsero in prossimità dell’isola il 15 giugno , con il Prichett nello schermo difensivo dei trasporti, che partecipò al bombardamento navale contro la spiaggia dello sbarco. Il Prichett rimase in quella zona fino al 22 Giugno continuando le operazioni di tiro contro costa e partecipando allo schermo in difesa delle navi ausiliarie. Si recò quindi a Timian, ancora in mano giapponese, ove bombardò postazioni di artiglieria ed aeroporti distruggendo otto aeroplani. Il 6 luglio aprì il fuoco contro concentramenti di truppe ed alcuni proiettili colpirono un deposito di munizioni, causando una tremenda esplosione che distrusse completamente le truppe nemiche stazionate in quell’area. Dopo aver contribuito con il proprio fuoco, alla conquista di Timian, e servito come picchetto radar nei pressi di Guam, il Prichett si unì alla Task Force 38.3 diretta alla volta di Palau e quindi alle Filippine. Il 30 Agosto recuperò un pilota abbattuto della ” Langley” ed il 9 Settembre contribuì alla distruzione di un convoglio di 32 piccole navi al largo di Mindanao cariche di petrolio e benzina. Il 19 settembre prese parte all’attacco su Manila e successivamente contro le Visayas. Il 6 ottobre partecipò agli attacchi contro Nansei Shoto ed il 12 e 13 ottobre a quelli contro Formosa in cui ebbe il difficile e pericoloso compito di servire da schermo alle portaerei veloci, sotto la continua minaccia di contrattacchi aerei. La sera del 12 ottobre il Prichett fu cannoneggiato per errore da un’altra nave americana: ebbe 16 feriti a bordo di cui uno morì più tardi. La sera successiva abbattè un bombardiere giapponese e, sulla via verso Luzon, salvò due piloti precedentemente abbattuti. Dopo aver appoggiato gli sbarchi americani nel golfo di Lingayen, partecipò agli attacchi contro la costa indocinese e contro Formosa.
1945
Dopo un periodo trascorso a Ulithi, il “Prichett” partecipò , con la Task Force 58 ad un attacco su Tokio e diresse quindi su Iwo Jima ove appoggiò gli sbarchi sull’isola. Il 12 marzo 1945 diresse da Ulithi per Owinawa ove prese parte al bombardamento navale diurno e notturno precedente lo sbarco e fornendo protezione ai dragamine ed ai gruppi di di demolizione subacquea. All’alba del 2 aprile una bomba da 250kg, sganciata da un aereo giapponese, esplose a soli 20 metri dal centro sinistra della nave. Un’ora dopo la mezzanotte del 3 aprile, l’equipaggio del “Prichett”fu chiamato ai posti di combattimento all’inizio di una lunga giornata di attacchi. Furono avvistati molti aerei nemici mentre volavano a bassa quota e si avvicinavano rapidamente. Un quartetto di Kamikazefu avvistato alle 1 e 29, due distanti e due diretti verso la nave. Uno fu abbattuto a 2.000mt e l’altro fu respinto, cinque minuti dopo giunsero gli altri due, uno da sinistra e uno da dritta, ma passarono entrambi a poppa respinti dal violento fuoco contraereo. Subito dopo altri due aerei diressero contro la nave da lati opposti: quello di sinistra fu respinto, quello di dritta invece sganciò una bomba da 250Kg che colpì esternamente la poppa ed esplose vicino alla chiglia, sotto la linea di galleggiamento, causando gravi danni allo scafo. Un’altro aereo fu abbattuto 10 minuti più tardi .Poco dopo il Prichett aprì il fuoco a 6.500 m, su due nuovi aerei , respingendone uno e danneggiando l’altro che puntò, però, contro la nave in un attacco suicida : fu abbattuto dal preciso fuoco contraereo a 300 mt dalla nave, bruciando per parecchi minuti prima di affondare.
Il 7 aprile, il Prichett si diresse a Guam per le riparazioni ed il 3 Maggio riprese il mare destinato ad Okinawa come nave picchetto radar. il 29 maggio fu attaccato da tre aerei: ne abbattè 2 mentre il terzo fu abbattuto da altre navi. il 29 Luglio, il caccia Calleyban, appartenente allo stesso gruppo, fu centrato da un kamikaze, ed iniziò ad affondare. Il Prichett aprì il fuoco di copertura e mise a mare la motobarca per raccogliere gli uomini del Calleyban finiti in mare, ma un’altro kamikaze diresse contro le due navi. Nonostante venisse colpito dal tiro a 4.500 metri l’aereo penetrò lo sbarramento difensivo, schiantandosi a due metri dalla nave. La bomba dell’aereo suicida esplose al contatto con l’acqua, facendo rientrare la parete della stiva, distruggendo buona parte delle sovrastrutture e parte del deposito delle bombe di profondità, uccidendo due uomini e ferendone gravemente un terzo. Nonostante i danni , il Prichett rimase con il Calleyban mettendone in salvo i perstiti. Il 13 Agosto salpò per Pearl Harbour via Saigon e da lì diresse per Seattle.
1945 Terminate le riparazioni , tornò ad Okinawa dove rimase fino alla fine della guerra ( 2 settembre 1945). Durante la Seconda Guerra Mondiale, il Prichett meritò la ” Navvy Unit Commendation”(NUC) ed 8 Battle Stars per il teatro del Pascifico.
1947-1951 La nave dal Gennaio del 1947 al Giugno del 1951, rimase a riposo a Long Beach, California. Quindi riprese la sua attività addestrativa e di squadra.
1953 La guerra di Corea.
Dopo alcuni mesi di preparazione a San Diego, nel Gennaio del 1953 si trasferì a Norfolk ( Virginia) sua nuova base, partecipando alle manovre come nave di scorta della portaerei USS Coral Sea. Dopo un riammodernamento nei cantieri di Boston ed esercitazioni al largo di Cuba, fece rotta per Sasebo, in Giappone, via Pearl Harbour e Midway, per unirsi alle forze impegnate nella guerra di Corea. Da la’ prese parte a rapide operazioni come scorta alle portaerei, partecipò allo schermo antiosom di protezione alla corazzata New Jersey durante le missioni di bombardamento costiero e fece parte delle forze del blocco, partecipando al bombardamento navale contro il porto di Wansom-Hunghan, e le linee nemiche. In tutto sparò 3.000 colpi contro il nemico e fu oggetto per otto volte del fuoco nemico. A Wansom servì anche da nave ospedale per i Marines e nel suo quadrato furono effettuate otto operazioni chirurgiche in meno di due settimane. il 26giugno 1953 fece rotta per Norfolk via Manila, Singapore, Colombo, Aden, Atene, Genova, Cannes e Gibilterra. più tardi partecipò e manovre antisom in mediterraneo toccando Napoli ,Algeri, Cannes, Atene ed Augusta, ed a manovre anfibie sulla costa atlantica degli Stati Uniti.
1955 Nel gennaio del 1955 il Prichett tornò na Long Beach comando di COLCRUDESPAC. nell’Aprile dello stesso anno, facente parte del 19° squadrone C.T., si trasferì a Jokosuka, in Giappone per prendere parte a cinque mesi di manovre nel pacifico occidentale toccando Hong Kong,Kashsubg, Okinawa, Kobe e Sasebo.
1957 Alla fine del 1957 il Prichett ritornò nel pacifico occidentale, ed al suo ritorno a Long Beach fu sottoposto a lavori di riammodernamento.
1958 Nell’Agosto del 1958 compì una crociera in Australia e Nuova Zelanda e navigò per 50.000 miglia toccando diversi porti .
1959 Nel Febbraio la nave rientrò in California. Nell’Agosto si recò a Pearl Harbour per partecipare a manovre antisom, e di qui si recò inGiappone, formosa e Filippine.
1960 Dal marzo all’Agosto rimase a Long Beach per riparazioni e partecipò poi a manovre nell’area di San Diego – San Francisco come scorta alla portaerei Midway.
1961 Nel Febbraio, tornò nel Pacifico Occidentale ed operò in servizio di pattuglia nello stretto di Formosa per tutta la primavera, recandosi successivamente a Sasebo in Giappone, ed a Subic Bay , nelle Filippine, per manutenzioni. In settembre tornò a Long Beach ove partecipò a manovre.
1962 A Giugno ritornò nel mare della Cina per esercitazioni e servizio di pattugliamento. in seguito scortò la portaerei Oriskany con cui ritornò in California nel Dicembre.
1963 Alla fine di Maggio partecipò a due mesi di esercitazioni presso Pearl Harbour tornando poi alla propria base.
1964 Nel mese di Marzo il Prichett ritornò in estremo oriente per prendere parte a manovre con portaerei ed al servizio di pattugliamento nello stretto di Formosa. 2 Agosto 1964 incidente del ” Golfo del Tonchino” ufficialmente inizia la guerra del Vietnam.Nel Settembre, giunse a San Diego, sua nuova base, per sei mesi di manutenzioni.
1965 Nell’Aprile del 1965 il Prichett tornò a Pearl Harbour per manovre quindi proseguì per le Filippine r iniziare due mesi di operazioni nel Mar della Cina Meridionale servendo come unità di schermo e soccorso aereo alle portaerei Medway e Coral Sea. trascorse quindi i mesi di agosto e settembre come nave appoggio per il bombardamento costiero nelle acque del Vietnam, partecipò ad attacchi anfibi a CHu Lai e cannoneggiò gruppi di viet cong a da Nang. In novembre ritornò a San Diego per riparazioni, ove rimase fino all’aprile del anno dopo.
1966 Nel mese di Luglio ritornò in Vietnam facendo parte di un gruppo di bombardamento navale, ed operò nella zona del IV° gruppo militare Sud Vietnamita, bombardando l’isola di Phu Quoe, nel golfo del Siam, e le coste a cavallo del fiume Saigon. In sei settimane sparò 2.500 colpi da 127/38. In ottobre e novembre fu assegnato ai gruppi di portaerei di attacco ed operò con le portaerei Oriskany, Rosvelt e Costellation nel Golfo del Tonchino; in seguito eseguì servizio di pattugliamento radar a 25 vmigliaal largo di Hoipang e di scorta convoglida Da Nang alla zona smilitarizzata, tornando a San Diego nel Dicembre del 1966.
1967 Rimase a San Diego per effettuare lavori di manutenzione alla fine dei quali frequentò i centri di addestramento. Nel Dicembre salpò nuovamente per il Vietnam.
1968- agosto 1969 Operatività di squadra in Vietnam.
1969 Al rientro in patria il Prichett cessò la sua attività e in Dicembre venne radiato dai quadri della Marina degli Stati Uniti.
Inizia la storia della nave sotto bandiera Italiana
1970 Insieme ad altre due navi della classe Fletcher, il Prichett , in data 17 Gennaio viene ceduto alla Marina Militare Italiana prendendo il nome di ” Geniere”. Vengono fatti lavori di manutenzione nell’Arsenale di Hunters Point a San Francisco e il 16 settembre l’unità parte per l’Italia toccando i seguenti porti: Manzanillo (Mexico), Panama ( navigando il canale) San Juan de Portorico, Norfolk ( Virginia), Halminton ( Bermude), Ponta Delgada (Azzorre), Cagliari, giungendo a Taranto il 31/12/1970 , avendo percorso 10.882 miglia.
LA SITUAZIONE DELLA MARINA MILITARE ITALIANA AGLI INIZI DEGLI ANNI 70 DEL NOVECENTO
Le tre unità cedute dalla marina statunitense erano necessarie per sostituire il caccia (ex USA) Artigliere e Aviere in servizio nella nostra Marina dal 1951 che vennero poste in disarmo nel 1970 ( l’Aviere però continuo la sua attività come nave esperienze , fino al 1975, montando i nuovi cannoni da 127 della Oto Melara).
In un primo tempo la Marina ottenne due navi: il Fante ( ex Walcher D517) ed il Lancere ( ex Taylor D468) che arrivarono in Italia nel 1969, ma le disastrose condizioni del Lancere consigliarono di metterla subito in disarmo ed utilizzarla per per ottenere parti di ricambio. Così in un secondo tempo la Marina ottenne un’altra nave, il Geniere, che arrivo’ in Italia un anno dopo.
Sulla situazione della Marina Militare in quegli anni riportiamo in sintesi una nota storica
“Il periodo a cavallo del 1970 fu forse il più difficile per la Marina: la progressiva radiazione del naviglio più anziano non era compensata dall’entrata in servizio di nuove piattaforme, mentre si manifestavano profondi disagi di carattere morale, alimentati dal marcato disinteresse per le problematiche militari da parte di un‘opinione pubblica fortemente condizionata dagli avvenimenti che all’epoca caratterizzavano la vita del Paese. L’espressione più sincera e tangibile del disagio che pervadeva la Marina Militare si ebbe con la denuncia fatta dall’allora Comandante in Capo della Squadra Navale, ammiraglio Gino Birindelli, che nel febbraio 1970, in una conferenza stampa sul Garibaldi, denunciò lo stato di profondo malessere morale e materiale in cui si trovava il personale della Marina tutta. Le dichiarazioni di Birindelli provocarono reazioni a tutti i livelli, ma le ansie della Marina furono correttamente intense.
Ci furono prese di posizione autonome da parte di numerosi ufficiali e l’iniziativa più significativa si manifestò con la famosa “lettera” che ben 800 ufficiali in servizio indirizzarono al Capo di Stato Maggiore della Marina Militare esprimendo apertamente le proprie opinioni sullo stato della Forza Armata e proponendo una serie di iniziative volte ad accelerare un processo di risanamento non più rinviabile al fine di migliorare l’efficienza della Marina. Il documento non poteva però sortire da solo l’effetto voluto, in quanto le misure ritenute prioritarie (potenziamento delle capacità operative del naviglio, pubblicazione di un documento programmatico sulle prospettive di sviluppo, miglioramento dello status economico del personale) mal si conciliavano con gli stanziamenti assegnati alla Marina che, ancora una volta, denunciavano la mancata percezione delle realtà politico-strategiche nell’area mediterranea di quegli anni; l’unica iniziativa fattibile, in mancanza di interventi finanziari concreti, era il ritiro dal servizio del naviglio più anziano.
Riconoscimento dell’importanza del ruolo che la MM aveva nel contesto del Mediterraneo si ebbe con la nomina, nel 1972, dell’ammiraglio alla carica di Capo di Stato Maggiore della Difesa, in precedenza sempre assegnata a un generale dell’Esercito. Ancora più importante era però evitare che la Marina subisse un vuoto tecnologico simile a quello provocato dal Trattato di Pace: avendo esaurito la realizzazione del naviglio pianificato nel Programma 1958, e tenendo conto dell’inevitabile decadimento delle unità più anziane, la Forza Armata rischiava ancora una volta di ritrovarsi priva delle risorse minime necessarie per assolvere i compiti d’istituto.
Risale invece al 1969 l’arrivo dei tre cacciatorpediniere Lanciere, Fante e Geniere, unità risalenti al periodo bellico ed acquistate dalla Marina per compensare il vuoto creatosi dopo la radiazione dell’Artigliere e la trasformazione dell’Aviere in piattaforma speri mentale. I programmi di ammodernamento FRAM (Fleet Rehabilitation And Modernization) cui le tre navi erano state sottoposte negli USA prima della cessione permisero di esaltarne le capacità operative (specialmente nella componente antisommergibili) a complemento di buone qualità generali.(1)
Non ci sono evidenze sull’attività della nave dal 1970 al 1972 (2)
1972
Chi scrive imbarcò sul Geniere nel mese di Agosto 1972, come Ufficiale di Rotta ,con il grado di Aspirante Guardiamarina , sotto il comando del C.F. Cataldo Gigantesco.
Da settembre del 1972 al dicembre 1972 la nave , che faceva base prevalentemente ad Augusta, percorse circa 7.000 miglia in attività addestrative varie, toccando i seguenti porti: Licata (fonda), Taranto, Trieste, Ancona ,Cagliari.(esercitazione di tiri contro costa a Capo Teulada
Alla fine di ottobre ’72, ci trasferimmo a Taranto dove , per un paio di mesi operammo per Maricentradd (il centro di addestramento aereonavale della Marina Militare)
In un brogliaccio all’epoca avevo annotato le uscite della nave.
ecco l’attività dal agosto al dicembre 1972
1973
Gennaio: piccoli lavori di manutenzione a Taranto e A.N.P.
Febbraio: trasferimento ad Augusta
Marzo: Esercitazione “ARCO TESO” nel Tirreno Centrale, con termine a La Maddalena, trasferimento ad Augusta, Agusta -Gaeta per Amiex (esercitazione che simula un attacco di arditi- incursori), con rientro a Taranto
APRILE 1973- I Russi: Missione di sorveglianza nel Mediterraneo Centrale, C’era un movimento di navi russe che si davano il cambio. Una flotta rientrava nel Mar Nero , mentre nuove navi erano entrate nel Mediterraneo. Partimmo da Cagliari il 2 Aprile e trovammo le navi russe ancorate nella baia di Hammamet. Era mattina , mare calmo, e gli equipaggi facevano ginnastica sul ponte . C’era la portaelicotteri “Moskva” alcuni cacciatorpediniere, incrociatori navi spia e sommergibili. Erano gli anni della guerra fredda, loro erano i nostri “nemici”.E’ la prima volta che livedo da vicino, mi sembrano cosi’ diversi, anche nelle foggie delle divise. Li ritraggo mentre appoggiati alla battagliola ci osservano mentre con il Geniere passiamo sottobordo.
Dopo averli osservati e seguiti per un giorno, rientriamo na Cagliari da dove ripartiamo il giorno dopo, il 6 Aprile. Intercettammo i russi nel Tirreno Centrale mentre facevano esercitazione con un loro sommergibile. Era davvero una cosa straordinaria per la nostra c.o.c. poter rilevare al sonar un vero sommergibile “nemico” che una volta “beccato” non lo mollarono più, la nostra nave manovrava continuamente per tenere il contatto con il “nemico”. La cosa andò avanti parecchio tempo fino a che i Russi volendo far emergere il SMG ci fecero a lampi di luce il segnale in chiaro: ” CAPITANE VAI PIANE ” indicandoci poi la rotta sulla quale il SMG sarebbe riemerso. Era un sabato pomeriggio , il mare era una tavola e si percepiva anche in mare la primavera. la sera rientrammo a Cagliari.
Domenica 8 eravamo di nuovo in mare dietro ai russi, nel Tirreno settentrionale e ombreggiavamo la formazione navale .
Ho una foto di quel giorno con il Comandante Gigantesco che osserva un elicottero Hormone Ka25
Seguivamo il gruppo navale che era formato da Caccia tipo Kashin, incrociatori tipo Kinda e sommergibili.
Verso sera doppiato Capo Corso eravamo nel Golfo del Leone con il mare che rinforzava da maestrale.
LA BURRASCA ( notte sul 10/4/73)
La forza del mare aumentava. Il golfo del Leone è temibile per le burrasche da maestrale perchè il vento si infila nella valle del Rodano e raggiunge velocità notevoli, il mare senza ridossi, forma onde enormi. in piena notte eravamo sotto una burrasca con mare forza 6. tutti gli uomini di guardia nelle torri non potevano ricevere il cambio , la nave entrava nelle onde e ,chissà da dove, entrava acqua nei locali di sottocoperta dove c’erano i camerini degli ufficiali. Galleggiava di tutto: gli oggetti presenti nei camerini come effetti personali , scarpe , carta igienica, dentifrici tutto quello che le violente rollate della nave avevano fatto cadere sul pavimento ora veniva sbattuto da una fiancata all’altra da piu’ di un palmo d’acqua che aveva allagato i locali.
Nel quadrato ufficiali ,il televisore aveva divelto le ritenute, ed era finito in pezzi dall’altra parte della stanza. il pavimento era cosparso da vetri dello schermo e di panini e del loro contenuto che erano stati preparati al posto della cena.
Seguivamo a lento moto ( 6 nodi) con rotta parallela il gruppo navale russo , il mare ci proveniva al giardinetto e ci faceva rollare e beccheggiare orribilmente, la notte era oscura con una falce di luna che ogni tanto riusciva a bucare la coltre di nubi nere. In lontananza avvistiamo un gruppo di luci di “non governo” ( in verticale: rosso -bianco-rosso) e varie altre luci.
Avvisato il Comandante, che sale in plancia, ordina di aumentare la velocità , per avvicinarci ed investigare. Si tratta di due navi : la prima è una nave petroliera russa che sta rifornendo un incrociatore classe Kinda filando un cavo e la manichetta di rifornimento a poppa. Il comandante vuole conoscere il nome della petroliera.
Ci avviciniamo alle due navi da sottovento, il comandante manda il Sgt Titolo in controplancia per attivare e dirigere il faro di dritta. questa manovra era rischiosa, considerando che la nave rollava e sbandava anche di 30°e per salire in controplancia c’era una scaletta a pioli, verticale. Il Sgt aggrappato al faro, lo accende e lo punta sulla nave petroliera. Leggiamo con i caratteri cirillici la scritta : “Bolris Chilikin”. Mentre siamo occupati da questa faccenda , ci accorgiamo che l’incrociatore missilistico Kinda, molla il cavo di traino e la manichetta puntando la prua con decisione verso di noi. Il comandante urla :”Pari avanti tutta” i telegrafi di macchina vengono subito portati tutto avanti. Fortunatamente la reazione della macchina è immediata e la nave fa uno scatto in avanti e la prora del Kinda passa a pochi metri dalla nostra poppa.
La mattina riceviamo da Cincnav (Comando in Capo Squadra Navale), l’ordine di interrompere la missione e di dirigere su La Maddalena. Siamo sulle acque che videro l’olocausto del “Roma ” la corazzata che il 9/9/1943 venne affondata da un’arma micidiale che i tedeschi sperimentarono in quell’occasione: una bomba lunga 3 metri teleguidata , sganciata da bombardieri che volavano ad un’altitudine superiore alla gittata delle artiglierie contraeree.
Entriamo nelle Bocche di Bonifacio con il mare in poppa e raggiungiamo La Maddalena
Ci ormeggiammo all’isola di Santo Stefano ( zona militare), il vento era ancora teso e ci aiutò nella manovra un rimorchiatore, nella manovra ci fu un grave incidente perchè um nostro cavo in tensione finì sotto la fiancata del rimorchiatore per poi sbattere violentemente sulla tuga ; purtroppo lì c’era un marinaio del rimorchiatore che venne investito in pieno da quel l cavo .
I’incrociatore Sovietico classe Kinda minaccia di speronarci la notte sul 10/04/73 – Sandro Feruglio – olio su tela
Restammo alcuni giorni a La Maddalena e io organizzai una visita alla casa di Garibardi , a cui parteciparono una ventina di marinai. Rientrammo quindi a Cagliari. e poi ci trasferimmo a La Spezia , dove la nave rimase ferma per le vacanze pasquali.
Maggio 1973
Da La Spezia, la nave si trasferisce ad Augusta dove effettuiamo due uscite giornaliere di addestramento con il Grupsom2 ( smg Mocenigo – Dandolo- Bagnolini – Toti)
Su ordine di Cincnav partiamo alla volta della Grecia per partecipare ad una esercitazione ( la Nirriis) al posto di Nave Fante (D 561) che era in avaria. Partimmo da Augusta con meta la Baia di Suda.
Una rotta molto frequentata dalla nostra Regia Marina durante il secondo conflitto mondiale. Passando al largo di Capo Matapan come non ricordare la tragica notte del 28 marzo 1941 quando nella perdita degli incrociatori Fiume ,Zara e Pola e dei C.T. Alfieri e Carducci si stima morirono circa 3.000 uomini!
Lasciata la baia di Suda giungemmo al porto del Pireo il 9 maggio. Restammo ad Atene 5 giorni, nei quali, visitai con Mario Rino Me (TV) e Ezio Turco (TV) l’acropoli e il centro della città. nIl 14 maggio partimmo dal Pireo alla volta di Taranto , passando per il canale di Corinto. All’epoca c’era in Grecia il regime dei Colonnelli e mi ricordo che appeso al ponte in mezzo al canale di Corinto c’era il simbolo della Fenice ( Che i colonnelli greci avevano scelto come loro icona).Restammo a Taranto tre giorni per poi trasferirci a Trieste e ad Ancona.
Queste le navigazioni del primo semestre del 1973
Un mese di base ad ANCONA
Nel mese di Giugno operammo alle dipendenze del Maridipart Ancona. Il nostro compito era uscire in mare trainando un bersaglio che era formato da un galleggiante con sopra un simulacro di tela ; gli aerei arrivavano co rotta perpendicolare alla nostra , sparando sul bersaglio con le 4 mitragliatrici di bordo.
C’erano a bordo degli osservatori dell’aeronautica che coordinavano con gli aerei l’esercitazione , misurando gli scarti . Quindi restammo un mese ad Ancona con uscite giornaliere in un poligono antistante alla città ben delimitato anche attraverso ” avvisi ai naviganti”. Ad Ancona l’anno prima c’era stato il terremoto che aveva fatto molti danni e fortunatamente nessuna vittima. ricordo che tutto il centro città era puntellato da impalcature e rinforzi di legno.
A fine Giugno rientrando a Taranto la nave fece scalo a Bari, dove il giorno 30 la nave usci’ in mare con un nutrito numero di soci dell’ANMI locale.
Quindi rientrammo ad Augusta facendo scalo a Catania dove imbarcammo, per un uscita giornaliera i soci ANMI di Catania.
Nel mese di Luglio operammo in coordinamento con il COMGRUPSOM2 di Augusta .
A metà Luglio andammo in missione di rappresentanza a Vibo Valentia e a fine mese la nave andò a Taranto dove ( probabilmente) ci furono i turni di ferie. A fine agosto la nave tornò ad Augusta .Io sbarcai dalla nave il 15 settembre 1973, dopo un anno di servizio a bordo e dopo aver navigato con la nave per quasi 20.000 miglia nautiche
L’ATTACCO LIBICO ALLA “DE CRISTOFARO”
il 21/9/1973 la corvetta Italiana Pietro de Cristofaro, impegnata nel canale di Sicilia in attività di controllo e vigilanza pesca, viene attaccata da aerei libici (mirage), in due attacchi alle ore 14,20 e 16,50 che mitragliano la nave causando lievi danni e 4 feriti di cui uno grave.
Il Geniere insieme alla corvetta Todaro vengono inviati in zona in attiviotà di difesa e soccorso. Racconta EnzoTurco (all’epoca T.V.): …” Noi del Geniere fummo i primi ad arrivare in zona e chi era a bordo ricorda che l’adrenalina era al massimo e che quando arrivarono i libici il Com.te Campagna non finiva di urlare ” nessuno faccia fuoco”… fummo oggetto di un inizio di attacco da parte dei “mirage” libici abortito prima delle fatidiche 5.000 yards, superate le quali avevamo il diritto/dovere di difenderci … ma questo non avvenne…
Non ho altre notizie sull’attività della nave successive al mio sbarco.
Probabilmente la nave nel 1974 andò in bacino e nel 1975 dopo 32 anni di onorato servizio sotto 2 bandiere e dopo aver partecipato alla Seconda G.M., alla guerra di Corea e a quella del Vietnam, venne posta in disarmo.
Come tutte le navi sulle quali si è servito il proprio Paese anche il “Geniere” resterà sempre nei cuori del suo equipaggio.
NOTE
1) dal sito della Marina Militare
(2) se qualcuno fosse in possesso di notizie sull’attività della nave in Italia, dal 1970 al 1972 e dal 1974 e 1975, può scrivermi a questo indirizzo: sandroferuglio50@gmail.com
Bel riassunto con alcune imprecisioni. Il ‘Capitano vai pianu’ ci fu detto mentre facevamo lo slalom tra le navi russe alla fonda nella baia di Hamamet. Ricordi la caricatura che mi facesti sulla paratia del mio camerino? Peccato non si potesse partare via quando sbarcai a settembre del 1975 per il disarmo.
Emozionante storia particolareggiata, complimenti
Bellissimo racconto complimenti. Da precisare che le prime due navi Fante e Lanciere non effettuarono lavori prima della partenza per l’Italia. Durante “l’inseguimento” dell’incrociatore Kinda di guardia in caldaia di poppa c’ero io. Rimasi molto sorpreso dalle rapide richieste di aumento di potenza e incuriosito salii di corsa la scaletta per affacciarmi dal boccaporto vidi che la nave russa vicinissima a noi e ci sovrastava con la sua mole, non sapevo avesse tentato di speronarci. un’altra precisazione. Quando c’è stato il terremoto ad Ancona noi stavamo a Venezia e un gruppo di marinai fu inviato ad Ancona in aiuto dei terremotati. Dal brogliaccio non risulta. Saluti
Bellissimi i ricordi personali, mi piacerebbe molto se altri, come te arricchissero il mio racconto. Per quanto riguarda il terremoto, forse bisogna inquadrare meglio il tuo ricordo: il terremoto ad Ancona duro’n dal gennaio del 1972 al giugno dello stesso anno e quindi la nave, come ricordi tu era a Venezia. Io non ero ancora imbarcato sul Geniere, infatti ricordo, quando andammo ad Ancono che il terremoto era stato circa un anno prima.
Complimenti, io sono stato imbarcato un anno dal 74/75 e portai la nave a Taranto per il disarmo ro meccanico caldaia di prora , ci era rimasta una sola caldaia purtroppo.ho rischiato di morire sul Geniere una volta perché è scoppiata una caldaia ,un altra volta di peritonite ,mi salvo un elicottero di nave Audace